Pescina

La presenza più tangibile dell’uomo nelle vicinanze di Pescina risale al Paleolitico Superiore. Vi è continuità storica di tale presenza, provata da ritrovamenti di reperti archeologici, nelle successive Età del Bronzo e del Ferro. Il VI sec. a.C., segna l’arrivo nell’area di una comunità di origine umbro-sabellica, le cui unioni con gli autoctoni sarebbero state all’origine del ceppo marso che detenne il controllo della regione fino al periodo dell’annessione romana all’esito delle guerre italiche del I secolo a.C.

La dominazione romana perdurò fino alle invasioni barbare del V-VI secolo che fecero piombare l’intero comprensorio marsicano in secoli bui di terrore e devastazione, un epoca di sangue che si spinse fino all’anno Mille come testimonia la distruzione del monastero pescinese di S. Maria in Apignanicis, nell’anno 880 d.C. per opera dei Saraceni. La rinascita marsicana e pescinese è in un certo qual modo legata alla figura di Berardo, la cui santa figura fu al vertice della diocesi dei Marsi per oltre un ventennio agli albori dell’XI secolo e le cui spoglie sono custodite nella Chiesa di S. Sabina in Marsia che si trova nella vicina S. Benedetto dei Marsi.

Superati gli anni della lotta per le investiture, che videro attuarsi nella Marsica una forte e distruttiva repressione imperiale, stante l’appoggio della popolazione locale al papato, iniziò anche a Pescina il periodo della ricostruzione a seguito dell’editto emanato ad hoc dal Federico II nel 1232 che gettò inoltre i presupposti per sviluppare il monastero fondato in loco pochi anni prima da S. Francesco d’Assisi in persona e che sarà in seguito a lui dedicato. Pescina divenne per almeno 3 secoli il fulcro dell’intera area marsicana, come conferma anche l’insediamento della relativa diocesi nel 1361.

Il predominio geopolitico di Pescina sulla Marsica venne via via indebolito dagli eventi succedutisi all’Unità d’Italia, in particolar modo col fenomeno del Brigantaggio, l’apertura della ferrovia Roma-Sulmona ed il prosciugamento del lago Fucino; eventi, questi, che spostarono l’asse verso Avezzano, stante la radicale modifica degli equilibri soprattutto economici del comprensorio. 

Il 1915 è l’anno zero per l’intero popolo marsicano con Pescina chiamata a pagare uno dei conti più drammaticamente salati con oltre due terzi dei suoi 6.000 abitanti periti a causa del Sisma. Il trasferimento della Sede vescovile ad Avezzano nel 1924 chiuse definitivamente l’epoca d’oro pescinese. Sarà tuttavia alle soglie del III millennio che il centro marsicano tentò una sortita per inaugurare il nuovo corso, mettendo al centro dell’agenda la promozione storica e culturale del paese, nell’obiettivo di celebrare e valorizzare il consistente patrimonio di personaggi e opere che insistono in qualche modo sul Pescina stessa, una realtà che ha infatti dato i natali a due autentici “pezzi da 90” della storia italiana e continentale come Mazzarino, Cardinale e Primo Ministro della Francia sotto Luigi XIV e Silone, scrittore e drammaturgo da annoverare a pieno titolo tra gli intellettuali italiani più letti e conosciuti a livello internazionale nel ‘900.