Balsorano
Popoloso centro della Valle Roveto, segna il confine regionale abruzzese a sud con la Ciociaria e quindi il Lazio.
Il nome Balsorano appare con certezza dal X secolo da testimonianze scritte benedettine. Dal XII secolo è indicato come “feudo di quattro soldati” soggetto al conte Ruggero d’Albe, dal XIII al XV passa ai Piccolomini. L’ultimo barone nel 1806 perde i suoi beni che vengono acquistati da Carlo Le Febvre, pioniere dell’industria meccanica nella Valle del Liri e delle cartiere del Fibreno. Balsorano diventa comune nel 1809. A causa del terremoto del 1915 fu quasi interamente ricostruito.
Il gioiello architettonico del luogo è senza dubbio il Castello Piccolomini: suggestivo edificio fortificato in stile tardo-medievale adagiato su un costone roccioso e voluto nel 1460 da Antonio Piccolomini, nipote di papa Pio II. Del sottostante borgo medievale, di cui rimane ben poco a seguito del terremoto di Avezzano, è inquadrato da una fontana cinquecentesca restaurata dedicata a San Martino, al fianco della quale c’è un pilastro della distrutta chiesa della Santissima Trinità. Dall’altra parte è ancora in piedi l’arco di San Martino. Sempre nel territorio comunale, immerso nella cornice dei monti Ernici, trova posto Grotta di Sant’Angelo, piccolo monastero benedettino.
Di particolare interesse è il Museo della Pastorizia realizzato nella sede della vecchia stazione ferroviaria. In altre due sale si trovano la sezione numismatica e quella dedicata ai treni e alle ferrovie.