Lecce nei Marsi

Il paese è situato sul versante sud-sud est della piana del Fucino, ad un’altitudine di 740 m s.l.m.; il suo territorio comprende, in posizione dominante, la località di Lecce Vecchio, sita a quasi 1.300 metri d’altezza. Il paese, insieme a Gioia dei Marsi, rappresenta la porta fucense del parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sul versante montano della valle del Giovenco.

L’origine del nome sarebbe legata al fitonimo latino Quercus ilex, “pianta del leccio”, di cui era piena la valle sottostante l’antico abitato originario. Quest’ipotesi riscontra tuttavia poca concordia negli studiosi tra i quali c’è chi lega la toponomastica del luogo alla presenza di diverse famiglie di origine asiatica provenienti dalla Licia che, al seguito delle Crociate, si diressero a sud stanziandosi sulle sponde del Lago Fucino e sulle alture dove un tempo sorgeva Lecce Vecchio. Tale ipotesi trova suffragio nel culto del santo patrono, S. Biagio, venerato proprio in quell’area dell’Asia.

Lecce sarebbe “risorta” in epoca longobarda, dopo la distruzione dell’antico castello marso durante la guerra sociale, combattuta dagli italici contro i romani.

Dati più certi sulla storia dei luoghi si hanno a partire dal XV secolo. Lecce, chiamata nel medioevo Licine, figurava tra i castelli del comitatus Celani, ovvero la contea di Celano. Il paese, infatti, fu soggetto come quasi tutti gli altri centri del territorio fucense ai Colonna. Nel secolo successivo il predominio sull’area passò ai Piccolomini.

In epoca moderna il paese è stato devastato dal terremoto della Marsica del 1915 e, al pari di tutti i centri marsicani colpiti dal sisma, venne ricostruito. La ricostruzione, preceduta dalla bonifica dal Lago ultimata nella seconda metà dell’Ottocento da Alessandro Torlonia, ebbe come conseguenza anche quella di ribaltare l’assetto economico della Marsica, decretando il declino dell’economia pastorale in favore di quella agricola col conseguente abbandono delle propaggini più montuose del borgo in favore di una sistemazione maggiormente prossima alla piana.

A testimonianza della natura incontaminata che contorna questo luogo, nel 2017 i cinque nuclei di faggete vetuste ricadenti in una superficie di 937 ettari inclusa tra i comuni di Lecce nei Marsi, Opi, Pescasseroli e Villavallelonga, databili intorno ai 600 anni, sono stati riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità. Si tratta del primo riconoscimento UNESCO per l’intera regione abruzzese.