Bisegna
Il paese, situato sui monti che separano la valle del Giovenco dalla valle del Sagittario ad un’altitudine che varia dai 900 ai 2200 metri di altezza, all’interno del territorio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, rappresentando di fatto la linea di confine tra Marsica e Valle Peligna.
In epoca medievale il borgo era noto come Visinium, un toponimo legato probabilmente ad un antico centro fortificato marso che andò via via modificandosi nel tempo prima in Vesennia, e in ultimo nell’attuale Bisegna. Il nucleo urbano attuale affonda le sue fondamenta proprio tra l’XI e il XII secolo, in seguito al generale fenomeno dell’incastellamento.
L’antico paese di Bisegna sorgeva, invece, su uno sperone roccioso del versante orientale della valle del Giovenco, in posizione strategica per l’osservazione ed il controllo dell’omonima valle, imbocco naturale e principale da est verso il Fucino. A ridosso del fiume Giovenco, tuttavia, vi sono tracce della presenza umana, addirittura risalente ad epoche preistoriche.
Fu infatti dall’età del ferro, XI-VIII secolo a.C., che gli abitanti si portarono sulle alture della valle organizzandosi in centri fortificati per esigenze di difesa del territorio, state l’arrivo nell’area di varie tribù italiche. Dopo la seconda guerra sannitica, portata avanti dai popoli italici contro Roma ed archiviata definitivamente nel 302 a.C. con la concessione del foedus ai Marsi, furono create condizioni più vantaggiose per ripristinare stabilità nei territori marsicani, consentendo alle popolazioni di abbandonare i centri fortificati e formare nuovi insediamenti.
Conclusa la lunga epoca feudale con tutti i suoi retaggi “amministrativi”, nel 1811 vene istituito il distretto di Avezzano di cui fece parte Bisegna che riuscì a raggiungere l’autonomia già nel 1829. Il patrimonio architettonico del borgo subì gravi danni a causa del devastante sisma del 1915; il poco che restò fu spazzato via dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Proprio a quest’ultima cruda parentesi è legata la strage di Campomizzo del 1946 che vide un ordigno innescato dai tedeschi in ritirata causare la morte di sette giovani ed il ferimento di decine di persone al momento impegnate nella ricostruzione del ponte sul fiume Giovenco, fatto crollare dalle forze alleate per sbarrare la ritirata nazista.