Sante Marie

Il borgo marsicano è completamente circondato dalle alture dell’Appennino centrale e confina col il territorio laziale, in particolare con la provincia di Rieti. I suoi circa 1.200 abitanti risiedono a 850 metri di altitudine ed il comune fa parte del network dei “Borghi autentici d’Italia” con l’intera area limitrofa estremamente adatta alla pratica escursionistica con il “sentiero di Corradino” ed il “cammino dei Briganti” come fiori all’occhiello.

Con certezza il toponomastico deriva dal latino Altus Sanctae Mariae ovvero “luogo elevato (tempio) dedicato alla SS. Vergine” e di questo ve n’è conferma anche in una bolla papale. C’è traccia scritta di S. Marie nella documentazione del c.d “Catalogo dei Baroni”, un esercito di élite fondato da Guglielmo II in partenza per una crociata e, poi, in una Bolla di Papa Clemente III. Sul finire del Medioevo anche qui arrivò l’influenza degli Orsini che poi cedettero il passo ai Colonna in una dominazione senza soluzione di continuità che si protrasse fino agli albori del’800 quando Giuseppe Bonaparte pose la pietra tombale sul feudalesimo.

La vera rivoluzione economica e sociale arrivò nel 1888 con l’inaugurazione della tratta ferroviaria Roma-Pescara che vide tra le tappe intermedie anche S. Marie, raggiunta per il tramite della galleria di Monte Bove lunga oltre 6 km. Il borgo è iscritto a pieno titolo nelle vicende dell’Unità d’Italia per merito dell’episodio della cattura e dell’uccisione del generale catalano Borjés, uno dei gerarchi che sostenevano i Borbone nella lotta contro i Savoia. Durante il secondo conflitto mondiale, invece, il paese fu vittima di un bombardamento alleato che provocò 28 vittime: la storiografia ufficiale lo considera un errore strategico frutto di segnalazioni erronee della Resistenza locale; un autentico errore materiale, stante la volontà alleata di bombardare la limitrofa linea ferroviaria per sbarrare la ritirata nemica.